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Bruxelles (ANSA) – Il Parlamento europeo si oppone alla procedura d’urgenza voluta da Ursula von der Leyen per accorciare i tempi di approvazione del piano per il riarmo europeo. La Commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera (Juri) ha approvato una relazione che condanna l’uso, richiesto dalla presidente della Commissione proprio quando presentò il piano ReArm, dell’art.122 dei Trattati, una procedura d’urgenza che elude la consultazione del Parlamento europeo e avvia direttamente i negoziati con i 27 Stati membri.

La strategia della Commissione sulla difesa Ue non subisce tuttavia effetti concreti. La bocciatura riguarda l’iter scelto per il piano di riarmo, non i suoi contenuti. Tuttavia, almeno teoricamente, il voto potrebbe essere il primo passo per un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue. Il testo si basa su un parere legale del servizio giuridico del Parlamento europeo secondo cui l’uso dell’art. 122 “non è la base giuridica appropriata per la proposta” del ReaArm Ue.

Il parere sarà ora sottoposto alla presidente del Parlamento europeo “affinché valuti ulteriori passi a riguardo”. Roberta Metsola può quindi decidere di presentare un ricorso dinanzi al Giudice europeo a nome del Parlamento. Qualora invece intenda discostarsi dalla raccomandazione della commissione Juri, sarà la Conferenza dei Capigruppo a decidere se procedere o meno. Nel frattempo, il voto della commissione Juri ha fatto rumore, arrivando sino a Roma. Il leader del M5S Giuseppe Conte ha parlato di “macigno politico contro la Commissione Ue”.

Contro il piano dell’esecutivo Ue “abbiamo assistito ad un importante sussulto del Pe”, è la linea di Avs. In trincea anche la delegazione della Lega al Parlamento europeo, secondo cui il parere costituisce una “dura sconfitta politica” per von der Leyen. Silenti i due principali partiti, Ppe e Socialisti. Mentre fonti di FdI all’Eurocamera hanno ridimensionato la portata di quanto accaduto: si è trattato – riferiscono dal partito di Giorgia Meloni – di un voto sulla base giuridica, quindi sulla procedura e non sul merito del piano. Un voto unanime in cui gli eurodeputati hanno difeso le proprie prerogative (23 aprile).

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